In oltre sessant'anni da cronista, Vittorio Feltri si è imbattuto in molte personalità celebri e importanti. È inevitabile quando il tuo mestiere è rendere pubblici gli affari altrui. «A un certo punto» scrive «sono divenuto uno di questo clan, senza neppure rendermene conto né tantomeno volerlo.» Oggi, in questo «volumetto» di ritratti, il suo ricordo torna ad alcuni dei tanti nomi incontrati durante la sua lunga carriera, nomi famosi che non hanno certo bisogno di presentazioni, ma che la maggior parte di noi conosce solo attraverso immagini cristallizzate dalla stampa o dalla televisione, spesso infarcite di luoghi comuni. Dietro la facciata ufficiale, Feltri ha invece avuto modo di entrare con loro in un rapporto più intimo, fatto di cene, telefonate, lettere, talvolta anche confronti accesi, scoprendo che nell'animo e nei modi privati non sono affatto come si pensa che siano. Ecco allora il garbo e la gentilezza di Fausto Bertinotti accanto allo spiccato senso dell'umorismo di Umberto Veronesi, alle dissertazioni filosofiche di Giulio Giorello sul whisky scozzese, alle intemperanze linguistiche del collega Paolo Isotta, alla disarmante spontaneità di Ornella Vanoni, alle schermaglie con Antonio Di Pietro, alla nostalgia per l'entusiasmo contagioso di Nadia Toffa. Ironico e sagace come sempre, Vittorio Feltri condivide con il lettore «fatti e parole, verità taciute che, in fin dei conti, rendono giustizia a persone che meritano di uscire dai quadri appesi nelle gallerie dei presidenti e delle star trattate come statue di cera, che in queste pagine si sciolgono rivelando un volto sconosciuto».