"Strano ma vivo", un libro giocato sul doppio senso sin dal titolo. A scriverlo Fabio C. Fioravanzi, giornalista televisivo e notista politico le cui vicende personali sono assurte più volte agli onori della cronaca. Infatti il sottotitolo recita "Certezze e sospetti di un giornalista". Per quanto si sappia, però, mai si immaginerebbe quanto l'autore racconta nel libro: tali e tanti episodi, che nemmeno lui riesce a collegare, che lasciano stupiti, perplessi e perfino basiti. Il racconto, concepito a episodi a sé stanti, attraversa mezza Italia, dal Veneto dove Fioravanzi vive, passando per il Piemonte o il Trentino Alto Adige, la Sicilia o il Friuli Venezia Giulia. Leggendo il racconto si ripercorre in parte la storia di un cittadino al di sopra di ogni sospetto che, suo malgrado, attraversa gli ultimi sei lustri di storia italiana vivendo spesso sul filo del rasoio. Fioravanzi non fa la vittima, e quando ammanta il suo narrare di ironia il suo sorriso è quasi sarcastico; scevro da ogni indulgenza prosaica, l'autore racconta fatti che in parte sono nelle cronache, in parte nella sua memoria o nella sua penna, quando non nei documenti. E le cronache non sono solo quelle che lo riguardano, ma toccano anche il brigatismo passando per i movimenti anarco-insurrezionalisti con fatti che arrivano fino alla delinquenza comune piuttosto che a quella organizzata.