Mircea Eliade, a quarant'anni dalla sua scomparsa, resta un riferimento indispensabile per gli studi sulle religioni. "Il grande esilio (1945-1969)" riveste un particolare rilievo come attestazione del periodo più creativo di una vita di intensa attività scientifica. Nel primo decennio successivo alla scelta dell'esilio parigino (settembre 1945) vengono infatti pubblicate le opere fondamentali dei settori di ricerca privilegiati dallo studioso - le dottrine yoga, lo sciamanismo, le tradizioni alchemiche - e i testi cardine della sua interpretazione del comparativismo storico-religioso. Poi Chicago, il nuovo mondo, dove Eliade svolgerà un enorme lavoro scientifico sino all'organizzazione dell'Enciclopedia delle religioni. «Ogni esiliato è un Ulisse in rotta verso Itaca. Ogni esistenza reale riproduce l'Odissea. Il cammino verso Itaca, verso il Centro. Tutto questo lo sapevo da molto tempo. Ciò che scopro all'improvviso è che viene offerta l'opportunità di divenire un novello Ulisse a qualunque esule (proprio perché è stato condannato dagli "dèi", vale a dire dalle Potenze che decidono dei destini storici, terreni). Ma per rendersene conto l'esule deve essere capace di penetrare il senso nascosto delle sue peregrinazioni, e di intenderle come una lunga serie di prove iniziatiche (volute dagli "dèi") e come altrettanti ostacoli sul cammino che lo riconduce a casa (verso il Centro)».