Cosa vuol dire scegliere di diventare un Carabiniere? Come nasce la decisione di intraprendere una vita diversa da quella della maggior parte delle persone dedicandola alla comunità? Questo è quello che racconta Maurizio Di Marco in questo romanzo autobiografico, nel quale porta il lettore e ripercorrere il percorso che lo ha portato dall'essere un ragazzo che ha fatto il Servizio di leva perché obbligato, a un uomo, per quanto giovane, che ha scelto di indossare i colori dell'Arma per il resto della sua vita. Una divisa: un abito capace di trasformare, agli occhi degli altri, un comune cittadino in un rappresentante delle Forze dell'Ordine, da cui ci si aspetta risolutezza, solidità, rassicurazione. Come racconta Di Marco, permettendo a chi legge almeno per qualche momento di vedere il mondo con gli occhi di un soldato, un Carabiniere "deve diventare alla bisogna un ottimo ascoltatore, quasi un confessore, ma anche un assistente sociale o addirittura un avvocato". Con «Una vita da soldato» si ha la possibilità di scoprire la quotidianità di chi fa parte delle Forze dell'Ordine, le difficoltà e le soddisfazioni, i trasferimenti lontani da casa, la dedizione all'Arma e ai propri colleghi, lo stretto rapporto con il territorio in cui si lavora, fino alle missioni all'estero che catapultano in un mondo completamente diverso da ciò che si conosce. Tutto ciò in stretto rapporto con la vita famigliare. Alle comuni difficoltà nel gestire una casa e crescere due figli, Maurizio Di Marco insieme alla moglie hanno dovuto affrontare una delle prove più ardue: la malattia di un figlio. Una battaglia combattuta con l'ardore di un soldato, che dona tutto alla causa anche quando purtroppo non arriva il lieto fine. Cosa arriva in aiuto di frangenti così difficili? La caparbietà, la voglia di inseguire i propri sogni e la propria visione al di là di tutto, nonostante gli ostacoli e le sfide che tutti si trovano ad affrontare. Secondo l'autore questo è il segreto della vita: affrontarla di petto, con un obiettivo preciso, senza attendere che arrivi qualcun altro a risolvere i problemi ma dando il meglio di sé. Il modo in cui portare avanti una vita da soldato.