Il libro ricostruisce il difficile rapporto tra Nerina Ursic, antifascista triestina reclusa nel lager di Ravensbrück, con la figlia Sonia, di cui era incinta e che nacque a meno di due mesi dalla liberazione. Come accudire una una bambina quando era la madre stessa, dopo la detenzione, ad avere bisogno esclusivo di attenzione e di cure? Il libro si interroga sui legami tra i deportati e le seconde e terze generazioni che dovettero elaborare il trauma dei genitori e indica alla società contemporanea una strada, quella della parola e del dialogo, per lenire le profonde ferite della deportazione.