Tra i titoli del faraone Amenofi IV, passato alla storia come Akhenaton, uno è venuto ad aggiungersi con prepotenza negli ultimi anni: l'"eretico". Ed è l'origine etimologica di "eresia" - dal verbo greco che significa afferrare, scegliere, eleggere - che gli conferisce piena giustificazione: il giovane faraone afferrò dall'osservazione del Sole l'equivalenza di materia ed energia, scelse Aton come divinità immanente e universale e lo elesse, quindi, a fondamento della propria peculiare religione. "Un figlio di Dio. La vita e la filosofia di Akhenaton, re d'Egitto" si potrebbe definire un componimento circolare in quattro atti. Nel primo, Savitri Devi crea, sulla base di congetture, il climax attraverso il quale il faraone giunse alla realizzazione del concetto di Unità tra il visibile e l'invisibile. Nel secondo e nel terzo: documentando la trasposizione di questa Unità in un Insegnamento religioso e, poi, le sue conseguenze ultime. E, infine, l'autrice chiude il libro ipotizzando una lettura metastorica e un'applicazione moderna dei fondamenti della "Religione del Disco".