«Diario di un ragazzino rifugiato. 1943-1945 non è semplicemente un frammento di memoria infantile. Un diario privato conservato gelosamente ma tenuto anche nascosto a lungo, come se lo si dovesse proteggere da nuove forme di pregiudizio. Questo volume non restituisce alla memoria collettiva solo i diari di un bambino, Carlo De Benedetti, classe 1934. Vi sono riprodotti quaderni, disegni oltre a lettere personali, scambi di auguri, biglietti del treno o del cinema, comunicazioni al padre Rodolfo, alla mamma Pierina. Senza alcuna annotazione più recente, senza alcun commento. Vanno letti così: nella loro innocente e ingenua semplicità o nella loro composta normalità. Perché quello era, alla fine - seppur condensato soprattutto nel- le parole semplici di un bambino - lo stato d'animo di molti dei perseguitati dal regime fascista e nazista. Un senso di incredulità sull'orlo dell'abisso».,