Anna è una ragazzina bella, spigliata, dotata di un'intelligenza pronta ed estremamente pratica, un carattere forte, da leader, con una grande passione: l'equitazione. Ha da poco compiuto quattordici anni quando le viene diagnosticato un tumore maligno. Alcuni giorni dopo il ricovero nel reparto di Oncoematologia Pediatrica del Sant'Orsola di Bologna entra nella sua stanza della rianimazione una dottoressa a lei sconosciuta: l'accarezza, le bagna le labbra secche, le parla. Anna intuisce una diversità che l'attira. Dirà: «Questo incontro è stato molto importante per me». Da quel momento trova un nuovo centro: non la malattia ma un'esperienza di vita che la porterà a dire verso la fine della sua esistenza: «Se prende tutto un nuovo senso, allora non ho più paura di morire». Fin dall'inizio Anna trascina con sé e ne rende partecipi i suoi genitori, i quali scoprono che «nell'essere insieme c'è una possibilità di letizia anche nei momenti più difficili». Nulla in lei e attorno a lei resta come prima, in un inaspettato e sorprendente vortice di bene, di rapporti e di creatività. È quanto documentano queste pagine attraverso il racconto dei fatti accaduti, il diario della madre, le lettere scritte dal padre agli amici, le testimonianze di chi l'ha conosciuta.