"Giuseppe Di Vittorio è stato un grande dirigente sindacale ma anche simbolo della fame come tanti braccianti pugliesi, della volontà di riscatto sociale per affermare la propria dignità di uomini. Come ogni padre importante, Di Vittorio vive anche negli aneddoti, in particolare della sua giovinezza, e molti li possiamo ritrovare in questo libro. Parlano sempre di riscatto (non togliersi il cappello, il cappotto la domenica) o di scelte "drammatiche" come la difesa in armi della Camera del Lavoro di Bari mentre nasceva suo figlio Vindice. Eppure c'è un tratto che colpisce ancor di più perché di straordinaria rottura per l'epoca (e che rimane valido tuttora): l'idea dello studio, del conoscere, della scuola. Non penso che basti a spiegarla la privazione che subì andando a lavorare nei campi a sette anni, dopo la scomparsa del padre. Nelle campagne pugliesi molti bambini vivevano la sua condizione, privati del gioco e dello studio. [...] Conoscere per sapere, studiare per essere liberi e non subalterni, unità del lavoro nelle contraddizioni delle grandi trasformazioni: questo il patrimonio lasciato in eredità dal grande sindacalista pugliese." (Dalla Prefazione di Susanna Camusso)