È autunno nella Mosca degli anni Novanta. Marina Askonova, ormai anziana, saluta la sua giovane allieva di pianoforte che sta uscendo di corsa dal suo appartamento nel cuore della capitale. Aspetta una visita: un giornalista italiano che vuole conoscerla, vuole incontrare la leggenda. Marina Askonova, alias Anna Savinkova, alias Anna Biamonti sa bene l'italiano e ha stupito il giornalista rispondendogli nella sua lingua, che lei ama tanto. Non sa come lui sia venuto a conoscenza del suo passato, come sia entrato in possesso di documenti segreti del KGB, ma forse non le importa. È venuto il momento di raccontare la sua storia, senza reticenze, senza più nascondere un passato che doveva essere glorioso ed è invece stato cancellato. Aveva solo diciannove anni ed un diploma in Chimica quando la sua vita cambiò definitivamente. La Russia, o meglio l'URSS, era un paese in grande espansione e Stalin sapeva che le donne russe hanno risorse formidabili e non aveva nessuna intenzione di lasciarsele scappare.