Una vita sospesa è un intreccio elaborato che propone un singolare modello di narrazione, che spesso sconfina nel soliloquio, vera cifra distintiva di un'opera che mette al centro le dinamiche familiari durante il periodo della pandemia da Covid-19. Il realismo narrativo e la vivacità dei personaggi della prima parte lasciano spazio a una seconda fase che riprende la formula diaristica, efficacemente introdotta per riportare l'evoluzione dell'andamento del virus e le ripercussioni sociali ed emotivo-psicologiche. Una spiccata sensibilità artistica e un frizzante piglio narrativo permettono all'autrice di aprire ampi excursus di carattere riflessivo su tematiche esistenziali intorno alle quali si sviluppano considerazioni talvolta filosofiche. Non mancano, poi, inattesi agganci con una dimensione più genuina e verace, come quella evocata dal dialetto napoletano. L'epilogo è sorprendente, ma resta coerente con l'approccio fiducioso che l'autrice conferisce a tutta l'opera, cui affida, tramite il racconto della nascita del nipote Biagio, la positività di un messaggio che va oltre i limiti della sofferenza umana.