«Una buona dose di superstizione è sempre stata la mia caratteristica. Oggi mi è chiaro che è stata lei a influenzare le vicissitudini della mia vita tanto fuori dal comune. Capivo perfettamente che cos'era quello che Socrate chiamava il suo demone, che molto di rado lo spingeva a fare scelte definitive, e molto spesso, invece, lo tratteneva. Anch'io pensavo di averlo, un Genio Demone, come lo chiamava lui. Ero sicuro che questo Genio dovesse essere per forza buono e avesse a cuore il mio bene, perciò mi rivolgevo a lui ogni volta che avevo qualche motivo di esitare nella scelta. Facevo quello che mi diceva, senza chiedergli spiegazioni, se una voce segreta mi diceva di lasciar perdere una decisione che ero tentato di prendere. La voce poteva solo essere l'azione di quel demone. L'ho ringraziato almeno cento volte nella vita, anzi, spesso mi dispiaceva che solo raramente mi spingesse a fare qualcosa che, ragionandoci sopra, avevo deciso di non fare. Ho visto che spesso ho dovuto congratularmi con me stesso di avere aggirato la mia ragione, invece di averle obbedito. Ma tutto questo non mi ha mai umiliato o impedito di ragionare in ogni caso e con tutte le mie forze.»