Ebbi l'ultimo incontro vero con l'Imperatrice [Caterina II di Russia]. Ero nel Giardino, ma cominciava a piovere; lei mi fece chiamare in una sala in cui passeggiava con la solita scorta. In stile modesto, diceva la sua opinione con precisione, con il sorriso sulle labbra. Si era abituata così, non le costava fatica, ma certo non diminuiva il merito: anzi suggeriva forza d'animo. Il sorriso le assicurava un guadagno. Caterina, con l'aria di pretendere meno, otteneva di più. Ebbe il gusto di sorprendermi, mi lasciò spiazzato. Parlò dei costumi veneziani, della passione per il gioco d'azzardo; chiese se avevamo il gioco del lotto. Commentò: - Lo hanno proposto anche a me. Magari avrei potuto acconsentire; però con giocata minima di un rublo, niente copechi. O si sarebbe drenato un oceano di copechi a danno del popolo, che non sa contare e immagina che il terno sia una puntata come un'altra. Saggia; chinai umilmente il capo. Ecco: fu il mio ultimo incontro con la grande signora, che regnò trentacinque anni senza commettere errori essenziali, né rinunciare alla modestia