Dal "Sasso", un non luogo, o forse un rifugio del mito e di storie ormai irrimediabilmente perdute, inizia il lento andare per le vie di Corbola di Marina Bovolenta, che sosta davanti ad ogni abitazione, interroga i presenti se ancora qualcuno vi dimorasse, indugia davanti ad ogni bottega per riascoltare voci e risentire odori che si sono fissati sui muri ormai ammuffiti e anneriti dal tempo. Una processione della nostalgia dalle molte stazioni troppo silenziose. "Con lo sguardo retrospettivo di adulta - afferma l'autrice - quello stesso mondo, riproposto, oggi mi sembrerebbe grigio e poco interessante, ma la magia di quel regno della mia infanzia mi è rimasta dentro e mi aiuta ad andare oltre la tristezza dei ruderi e delle case chiuse che troppe si incontrano percorrendo le strade di Corbola; la magia di quel vissuto mi fa sperare che una vitalità antica possa rinascere in altre forme, tra le cose abbandonate".