L'autobiografia di Emilio Betti (1890-1968) - giurista tra i più significativi del Novecento - è un esame di coscienza fatto nell'imminenza del pericolo di perdere la propria vita, agli inizi dell'estate del 1944. Fascista convinto, fu catturato dai partigiani, ma scampò all'esecuzione e le pagine allora scritte furono pubblicate nel 1953.