Nonostante siano trascorsi cento anni dall'inizio della Grande Guerra, dai cassetti meno frequentati delle nostre case riemergono ancora frammenti di quell'esperienza. Uno di questi è il diario di Domenico Bendin. Queste memorie di guerra e di prigionia, scritte su due sottili quadernetti che Domenico è riuscito, tra mille traversìe, a conservare durante la reclusione seguita alla rotta di Caporetto, ci raccontano la sua esperienza di soldato, dal giugno 1916 all'ottobre 1917, e di prigioniero, dal novembre 1917 al maggio 1918, data in cui il diario si interrompe per motivi non noti. Le pagine di Domenico Bendin ci comunicano in modo forte le sue esperienze: l'arruolamento, la guerra e poi la prigionia, che l'acquisita consapevolezza gli suggerisce di trasferire sulla carta, unico mezzo, ieri più di oggi, per trasmettere l'immagine di sé e dei propri sentimenti ai posteri. Ne escono squarci di vita che testimoniano quanto quell'esperienza lo avesse sconvolto e cambiato rispetto al Domenico partito dalla sua città nel giugno 1916.