A Correggio, fra il 1939 e il 1940, Leonarda Cianciulli uccise tre donne, impadronendosi dei loro beni e distruggendone i corpi. Nel 1946 il processo alla «saponificatrice» ebbe una risonanza enorme in un'Italia che, ormai uscita dal fascismo, riscopriva il fascino un po' morboso dei grandi fattacci di nera. A fare di quest'assassina seriale un archetipo della criminalità femminile non è solo la particolare efferatezza dei tre delitti, ma l'immagine complessiva che la giustizia, la psichiatria, i giornali e l'opinione pubblica restituirono della vicenda. È attraverso questa narrazione collettiva che il libro rilegge il caso della saponificatrice di Correggio, estraendo dalla cronaca nera un pregnante capitolo di storia culturale italiana, sullo sfondo della difficile transizione fra la guerra e l'avvio della Repubblica.