"Nelle sere d'estate gli aquiloni riempivano il cielo di Baghdad di tutti i colori dell'arcobaleno. Legavamo l'estremità dello spago a una balaustra, o altrove, e lasciavamo l'aquilone sospeso nel cielo tutta la notte. Nelle notti d'estate, Baghdad dormiva i suoi sonni sui tetti, e lo stormire degli aquiloni sotto le stelle era come una ninnananna per i bambini". Shimon Ballas (1930-2019) ricorda così la sua città natale, Baghdad, da cui emigrò in Israele nel 1951. Convinto sostenitore di una convivenza pacifica in Medio Oriente, amante della letteratura araba che insegnò nella sua lunga carriera all'Università di Haifa e di cui si fece promotore traducendone in ebraico molti classici, "ebreo-arabo" (come amava definirsi), Ballas fu docente, ricercatore, scrittore e militante tra le fila del Partito comunista israeliano. La sua autobiografia, intitolata Be-guf rishon (In prima persona) e qui presentata per la prima volta in traduzione, conduce i lettori attraverso traiettorie geografiche e culturali che congiungono Baghdad e Tel Aviv, passando per Parigi e i campi di transito per i nuovi immigrati in Israele. Un appassionante viaggio alla scoperta di sé sforzandosi di comprendere l'Altro: un lascito letterario e una testimonianza di vita senza dubbio di grande attualità.