I contributi qui raccolti propongono una riflessione sulla figura e l'opera di Vicino Orsini a cinquecento anni dalla nascita. Ne interrogano le frequentazioni con i potenti signori di Caprarola e di Soriano; ne ricostruiscono i rapporti con gli amici di Padova e Venezia; ne rileggono le occasioni letterarie a partire dalla Cangiaria, la commedia a lui dedicata, e continuando con la produzione poetica giovanile. A dare voce al signore di Bomarzo e a unire i vari filoni di indagine è però la corrispondenza. Le oltre centocinquanta lettere di e a Vicino - qui arricchite di tasselli rimasti finora inediti - interrogate coll'intento di restituire i tratti di una personalità altrimenti sfuggente che sembrerebbe destinata a rimanere celata dietro il difforme e la dismisura di statue e costruzioni. Accanto alla parola, sua e altrui, la famiglia e l'opera: i figli, il fratello Maerbale gli altri "figli dell'orsa", e naturalmente il "boschetto". L'opera, ossessione di una vita, è qui oggetto di indagini che da una parte ne ripercorrono la tradizione degli studi e degli interventi di tutela, e dall'altra ripensano funzione e collocazione dei suoi manufatti alla luce di nuove evidenze di scavo.