La figura di Federico II, al di là di letture troppo mitizzanti, si staglia nel panorama del suo tempo (la prima metà del XIII secolo) con gli attributi propri dell'uomo e dell'imperatore medievale. Tuttavia, è innegabile che il sovrano svevo, capace di plasmare un'ambigua e innovativa costruzione politica (una vera e propria opera d'arte, secondo la definizione di Jacob Burckhardt), finì per assumere caratteristiche così liminari, che ci consentono di riconoscere in lui, immutator saeculi, un antesignano della modernità. Si rende così evidente quella capacità demiurgica, sintesi di calcolo e artificio, ma, anche, di genio e sregolatezza, in forza della quale Federico fu, di volta in volta, riconosciuto sol invictus e rex pestilentiae, cooperator Dei e preambulum Antichristi, lex animata e filius iniquitatis.