Alexander Alekhine non fu solo il quarto campione mondiale di scacchi, ma fu anche un agente segreto alle dirette dipendenze di Charles de Gaulle, durante la Seconda Guerra Mondiale. La Gestapo, le SS e l'Abwehr di Canaris non riuscirono mai a scoprirlo. Le sue imprese rimangono avvolte nel mistero più profondo. Tale fu la sua abilità a muoversi nell'ombra che perfino i suoi connazionali di adozione, i francesi, si convinsero che egli avesse collaborato coi nazisti. Le sue doti di detective, sviluppate quando era ai servizio della polizia investigativa di Mosca, subito dopo la Rivoluzione Russa, e le conoscenze linguistiche, oltre che all'abilità in uno dei massimi giochi d'intelligenza, lo fornirono delle referenze ambite dallo spionaggio francese. Operò per buona parte del conflitto nei territori occupati dal Terzo Reich col benestare dei tedeschi, i quali erano certi di strumentalizzarlo col ricatto, facendolo giocare a scacchi. Il suo destino seguì la sorte di molte spie che, a guerra terminata, si trovarono allo sbando e non riuscirono ad afferrare in tempo un appiglio governativo. Alekhine risulterebbe deceduto, pochi mesi dopo cessate le ostilità, a Estoril, in Portogallo, il 24 marzo del 1946, in circostanze talmente intricate che, prese a modello per un'impresa letteraria, fornirebbero materiale interessante almeno per un giallo o per una spy-story. Questa indagine storica è stata condotta seguendo e vagliando numerosi indizi sparpagliati in epoche e luoghi diversi e non ha la pretesa di fornire una soluzione definitiva. Di una cosa però siamo convinti: l'Alekhine che incontrerete in queste pagine non è stato solo uno straordinario giocatore di scacchi, ma anche una volpe solitaria che ha saputo tener testa a una muta di segugi al comando di Adolf Hitler.