Militare e rivoluzionario di primo piano, capofila del panarabismo, leader "non allineato" ai diktat occidentali, nemico giurato del sionismo e strenuo difensore dell'auto determinazione delle sue genti, Gamal Abd Al-Nasser è stato considerato "il primo egiziano a governare l'Egitto dopo duemila anni", emancipandolo dal giogo straniero e creando i presupposti per un "socialismo arabo". La sua figura - che la vulgata mainstream liquida come quella di un "tiranno" - ha indubbiamente scritto la storia del Vicino Oriente ed è rimasta indelebile nell'immaginario culturale e politico dei suoi popoli. Nasser - infatti - ha attinto alla tradizione spirituale islamica senza scadere nel fondamentalismo, ha coltivato il laicismo senza cedere al collettivismo ateista di stampo sovietico, ha custodito le radici senza abdicare al progresso, ha difeso la sovranità senza negarsi al dialogo, ha unito pensiero e azione in una dottrina che ha saputo farsi - al tempo stesso - filosofia e prassi politica. Questo testo - che compie, attraverso le sue memorie, una ricognizione nel cuore del Novecento - ci restituisce un'interessante fotografia delle sue idee e del suo percorso. Prefazione di Enrico Galoppini. Con un saggio conclusivo di Claudio Mutti.