Domenico ha sempre preferito l'istinto come approccio alla vita: inseguire le prime strade che il destino propone, spesso le più semplici, e ignorare i dubbi che un pedalare a vuoto si può portare appresso. Questa inclinazione, tanto pesante quanto quella per il vizio, non può che, a lungo andare, portare a una catastrofica deriva. Quella che sta vivendo proprio in questo momento. Quando i dubbi sul percorso di studi sono sempre di più, aleggia nell'aria la possibilità di rinunciare agli studi e fermarsi per un po', forse per fare altro, forse per non fare nulla. L'unica soluzione è affidarsi proprio a quella pratica che tanto lo ha spaventato negli anni e che, forse per codardia ed egocentrismo, non ha mai fatto completamente: ascoltarsi. È una pratica dolorosa ma anche colma di rilassante malinconia, capace di tenerlo impegnato a rimuginare sul passato per mesi o persino anni. Ma oggi può farlo più intensamente, perché si trova con le spalle al muro, con niente da perdere in grado d'influenzare il pensiero razionale. Ora può sviscerare tutte le sfumature delle scelte passate senza paura di conseguenze, e provare a capire l'incertezza del proprio essere. Questo è una specie di diario, la confessione di chi capisce troppo tardi d'aver agito ambendo alla straordinarietà, ma seguendo gli impulsi più ordinari e materiali dell'essere umano.