All'alba dell'8 dicembre del 1943, alcune centinaia di soldati italiani, coperti dalla nebbia, sono schierati alle falde della collina di Mignano Monte Lungo, vicino Cassino: attendono il segnale d'attacco per arrampicarsi sulla cima, dove sono nascosti i granatieri tedeschi della divisione Hermann Göring. Hanno sulle spalle il moschetto 91, bombe a mano Balilla, pugnale alla cintola e vestono divise di tela recuperate nei magazzini di Napoli che dovevano servire per le truppe dell'Africa Orientale. Appartengono al "I Raggruppamento Motorizzato", nome che designa l'esercito del "Regno del sud" composto di solo cinquemila unità. Sono comandati dal generale Vincenzo Dapino, che vuole impiegare i suoi uomini non come facchini delle truppe alleate ma come soldati che vogliono combattere per liberare l'Italia dai tedeschi. Il generale americano Clark ad essi ha lanciato una sfida: "Se siete soldati, dovete dimostrarlo, conquistate Montelungo! Noi fino ad ora non ci siamo riusciti." Il racconto di quella giornata si intreccia con altre storie drammatiche successe nel 1943.