Tra i recenti sforzi ambientalisti, l'arte pubblica ha assunto un'importanza centrale. Nel rendere visibili i catastrofici effetti dell'attività umana sul pianeta e sottolineare l'urgenza di comportamenti più sostenibili, essa finisce però per dichiarare l'estinzione come inevitabile, oscurando le specifiche responsabilità del capitalismo estrattivo e scoraggiando l'emersione di paradigmi alternativi. Contro il ruolo assolutorio delle narrazioni apocalittiche, questo volume denuncia i limiti strumentali della spettacolarizzazione della crisi climatica nell'arte esibita negli spazi pubblici, per esplorare invece possibilità artistiche di resistenza e sopravvivenza oltre la fine del mondo.