Il testo propone una lettura del Cantico dei Cantici per immagini. Il ricco apparato iconografico accompagna i singoli capitoli del Cantico affiancati da un commento esegetico volto a spiegare sia il passo biblico sia gli elementi simbolici ripresi dall'icona. Ciascun capitolo si conclude con una preghiera. La contemplazione esige un linguaggio che coinvolga l'intera persona perché solo così è possibile ascoltare il mistero. Le immagini, con la loro forza evocativa, sono parte essenziale di questo linguaggio. È facile constatare come la diminuzione dell'intelligenza contemplativa in nome di un approccio razionale anche all'estetica abbia finito con l'impoverire la comprensione globale di un mistero che comunque ci avvolge e ci interpella. "Dopo un clamoroso esaurirsi di varie estetiche, noi cristiani siamo chiamati a rileggere la nostra memoria e a rivisitare i nostri tesori. È questo il punto in cui collocherei l'ammirevole sforzo del diacono e iconografo Antonio Bongiorno che da molti anni, in modo quasi monastico, pignolo e diligente, cerca di dar vita a una lettura spirituale di questi orizzonti fondamentali dell'intelligenza cristiana. In un certo senso è ammirevole anche il coraggio di non lasciarsi condizionare dai trend di moda, ma di rimanere rigorosamente attaccato all'antica regola di tradurre la parola nell'immagine. Nella presente raccolta notiamo che la sua familiarità con il canone iconografico è a tal punto radicata da non riprodurne solo il modello ma con i modelli incomincia a dialogare così da dire cose nuove. Le icone possono piacere o non piacere, possono essere considerate culturalmente estranee e lontane, religiosamente non addomesticate, ma non si può non ammettere che si tratta comunque di un'espressione in cui è superato il soggettivismo attuale e che viene incontro all'altro con un linguaggio comunicabile (dalla prefazione di Marko Ivan Rupnik).