"La mia utopia è quella di raccontare la storia degli uomini scritta attraverso la fotografia." Con queste parole Antonio Biasiucci, tra i maestri contemporanei più interessanti e innovativi del nostro tempo, vuole raccontare il suo lavoro complesso, alla ricerca di simboli. Un lavoro non semplice, ma preciso e puntuale che semplifica, quasi scarnifica, il gesto fotografico in un rinnovare continuo di forme alla ricerca di simboli assoluti. Una ricerca caratterizzata da aspetti di forte personalità e profondamente suggestiva, che trasforma elementi della realtà, anche quotidiana e autobiografica, in simboli e temi di carattere universale. Pubblicata in occasione della mostra torinese, questa monografia presenta per la prima volta riuniti i diversi capitoli del poema utopico di Biasiucci: fotografie realizzate tra il 1983 e il 2023, nelle quali i dettagli di oggetti e luoghi - dalla lava, al pane, ai codici dell'Archivio Storico del Banco di Napoli, dai relitti industriali dell'Italsider, alle lavagne della Sapienza, fino ai calchi del Museo di Antropologia di Napoli - rimandano a temi come creazione, catastrofe, maternità e memoria. Tra potenti polittici, sequenze di immagini o opere singole, lo sforzo è di realizzare una rappresentazione poetica ed estesa della vita degli uomini, in un periplo che tocca i temi profondi dell'esistenza, gli elementi essenziali del vivere partendo sempre dall'esperienza personale e dunque, dagli elementi autobiografici che hanno per prima cosa formato il carattere la sensibilità dell'artista stesso. Il nero profondo in cui spesso tutto è avvolto nelle fotografie di Biasiucci, richiede allo spettatore uno sforzo particolare: quello di lasciarsi trasportare dallo stupore per poter vivere e riconoscere il lampo primigenio, la sorgente, l'origine della vita che riconosciamo in forme che si rivelano dinamicamente in trasformazione.