Ricordato soprattutto come autore di «1984», capolavoro del genere distopico, George Orwell è stato anche un instancabile commentatore e critico letterario, cinematografico, artistico e teatrale. Durante la sua lunga carriera di giornalista, segnata dalla guerra e dallo smarrimento ideologico, Orwell ha indagato il complesso rapporto tra l'arte e il totalitarismo, tra lo scrittore e la società, e attraverso un confronto con la cultura della sua epoca ci aiuta a diffidare dell'esistenza di un'arte innocua, confinata nell'estetismo, ma ci insegna che «la propaganda si nasconde in ogni opera d'arte, poiché ogni artista ha un significato e uno scopo politico, sociale o religioso».