«Se per caso (per errore) si parlerà di me dopo la mia morte, e ci si ricorderà di com'ero da vivo, spero che non si racconti soltanto qualche spassoso aneddoto sulla mia buffa figura, sulle mie timidezze erotiche, sulle mie ingenuità e sulle mie gaffe. Per contrastare queste impressioni mi sono imbarcato nell'impresa del progetto della galleria d'arte moderna con Carlo Scarpa e in altre imprese altrettanto azzardate.» Una lettera iniziata nel 2004 e poi lasciata a mezzo, indirizzata al poeta vicentino e caro amico Fernando Bandini, si trasforma in un soliloquio lungo più di dieci anni. Con questo scritto, confessa Montenero, «ho tentato di riordinare pensieri e sentimenti, così da dare un po' di senso alla mia vita, per quanto poco ne abbia». Le proprie origini miste (e in parte misteriose), la formazione e la giovinezza vicentina, il lavoro di maestro elementare e giornalista, la politica, la famiglia e soprattutto, un flusso ricchissimo di pensieri sull'animo umano e i venticinque anni di direzione del Museo Revoltella di Trieste: quasi un secolo di vita, raccontato in modo onesto e profondo, «da bel principio fino alla mancata conclusione».