Questo libro immaginato dallo scrittore francese Gérard-Georges Lemaire, è dedicato all'opera pittorica di Massimo Arrighi. Non si tratta di una biografia e ancor di meno di una monografia. È una riflessione, meglio, una meditazione sui colori (i colori nell'arte in generale e poi su quelli che l'artista usa nei suoi quadri) compiuta da poeti e romanzieri francesi e inglesi - Franck Delorieux, Jean-Claude Hauc, Patrick Froehlich, Max Guedj, Simon Lane, Gérard-Georges Lemaire, Patricia Reznikov, Jean Ristat - e di un musicista italiano, Claudio Scannavini. Un dialogo tra Gérard-Georges Lemaire e Claudio Magris e un saggio di Massimo Arrighi completano questo percorso creativo. L'ambizione di questo volume atipico è di esplorare la ricerca di un artista che è andato ai confini del linguaggio usando otto colori prima di ritornare a un rapporto che si gioca tra il nero e l'oro. E anche di mostrare che il legame tra l'arte di oggi e gli scrittori è ancora possibile come nel passato, tra Théophile Gautier e Ingres, Baudelaire e Delacroix, Proust e Gustave Moreau, Apollinaire e Picasso, Aragon e Matisse, Frank O'Hara e Jackson Pollock.