Leggere "L'arte con i miei occhi" è un viaggio artistico e casuale, un dialogo senza tempo tra passato e presente che si snoda e prende vita tra i punti nevralgici ed opposti della storia dell'arte mondiale tra inconsueti ed acuti accostamenti, tra la quiete e la tempesta, tra il maschio e la femmina, tra il sacro ed il profano, tra la preghiera ed il paganesimo più classico: dagli inizi di Giotto al dissacrante Cattelan, dai Crocifissi di Giunta Pisano al Cretto di Burri, dagli artisti ignoti a chi un nome ce l'ha ed è troppo invadente, dal bronzo al marzo, da Piero Manzoni ad Annibale Carracci. Per comprendere appieno questo viaggio artistico è indispensabile metterci in cammino con l'autore e comprendere cos'è per lui "l'arte". Ad una prima domanda estemporanea risponde che "l'arte è quello che io credo sia arte". L'arte è in primis una fede, una religione esatta, vera ed infallibile. Una fede rivelata che parla attraverso la figura ed il concetto stesso di figura. "L'arte è stare al mondo. L'arte non è qualcosa di superfluo, di inutile: è qualcosa di troppo necessario, come troppo necessario è parlare. L'arte è la vista sulla vita", scrive Andrea Italiano per far comprendere che l'arte, intesa sempre come bellezza, è una via da seguire, l'unica, una strada che porta sempre da una parte: dalla parte giusta, una tortuosa salita verso la Salvezza fatta di incontaminata bellezza, fatta "di colori e di spirito, di grazia e di cortesia".