Una parola, un lume nella sera, il canto acuto delle rondini nei primi giorni di giugno, il suono delle campane millenarie nell'ora dei Vespri: in questo mistero terrestre, la memoria percorre a ritroso il sentiero degli anni, cercando di ritrovare i segni smarriti o gli antichi bagliori. Nelle caverne della memoria l'uomo riscopre i retaggi di epoche remote: l'infanzia come età dell'oro, illuminata dai riflessi del mare Egeo, delle armi bronzee delle spedizioni verso Oriente o delle distese di grano delle terre slave. Più tardi negli anni, una nuova stagione dai colori più tenui - con il cielo che imbrunisce sulle basiliche e sulle rovine romane - segna il passaggio all'evo barbaro-cristiano. Infine, il vacuum del secolo presente: deflagrazione della Storia, sonno letargico. Eppure, ancora oggi, fugaci epifanie o suoni antichi riportano la coscienza al suo nucleo originario, svelando i cari archetipi: la pianura luminosa che si estende sotto le mura di Troia, le verdi campagne solcate dai carri della compagnia teatrale di Wilhelm Meister, i sentieri di Combray, le Langhe e la Torino estiva di Cesare Pavese, i visi delle Madonne bambine di Raffaello, gli angeli sottoproletari delle campagne romane di Pier Paolo Pasolini.