L'arte postmoderna, sorta nel secolo scorso durante l'implosione del comunismo sovietico e il trionfo del capitalismo globale, ha prodotto un linguaggio, la cui eco si avverte tutt'ora, a bassa incidenza connotativa, con progressiva eclisse dei costrutti paradigmatici (basati sui tropi), che insiste in larga misura su figure retoriche contenutistiche e formali. Lo specifico intrinseco dell'opera d'arte oggi è soltanto - come per le merci ordinarie - il suo puro valore di scambio segnico. L'autore sviluppa un'analisi critica di questa nuova forma-merce figurativa e cerca di individuarne le cause e il tragitto socio-storici, mettendoli in relazione col delinearsi di nuove presunzioni 'artistiche', veicolate da pratiche 'estetiche' un tempo ritenute marginali, ma egualmente attrezzate per produrre immaginario. Il volume si articola in due parti: la campionatura analitica di Allons Enfants, disamina puntuale dell'armamentario espressivo prodotto negli ultimi quindici anni; la provocatoria Metacritica del gusto, che suggerisce un'ipotesi di primazia contestuale, cioè socialmente motivata all'oggi, dell'ambito 'gastronomico' (e, per estensione paradossale, al sesso) rispetto a quello artistico.