Filippo Vagnone, cortigiano e uomo di lettere piemontese della fine del Quattrocento, scelse di essere sepolto in un sarcofago antico, da lui raccolto insieme a numerosi altri frammenti scolpiti che rimandavano alla sua prediletta "antiquitas". L'opera venne dunque decorata, sulla base delle sue indicazioni, con le storie di Apollo e le Muse e di Perseo e Andromeda, temi degni di un personaggio che arrivò a definirsi "novus Petrarca". Una serie di saggi esaminano la sua figura di umanista e il gusto per l'antico di cui egli fu interprete, mettendone a fuoco gli aspetti storici, letterari e figurativi.