Gino Chierici è stato uno dei personaggi più rappresentativi della cultura del restauro tra le due guerre, ma gli studi e le ricerche sulla sua attività sono relativamente pochi e, in taluni casi, parziali. Per tale ragione il saggio, costituisce un necessario approfondimento del contributo del soprintendente in un lungo e complesso periodo storico, dal 1920 al 1961, in cui la sua attività si sviluppa in Toscana, Campania e Lombardia. Dallo studio si evince, in maniera critica, la complessità della figura dello studioso toscano, attento e scrupoloso storico dell'architettura e restauratore, il quale, pur applicando sempre nella prassi operativa il metodo filologico, fu consapevole che esso non doveva mai risultare fine a se stesso, ma costituire il fondamento dell'interpretazione estetica, anticipando temi e riflessioni critiche sul restauro che segneranno l'evoluzione disciplinare nel secondo dopoguerra, anticipando alcune posizioni del restauro critico.