«L'Inferno dantesco ha sempre rappresentato per me una grande tentazione. Alcuni dei personaggi, confinati dal sommo poeta in quel luogo di disperazione, escono dai versi con una tale forza espressiva da apparire reali, tangibili, tali da indurmi a tradurli subito in immagine, in un disegno. Penso ai vituperati "ignavi", esclusi persino dal regno dei dannati "ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli", condannati a rincorrere un'insegna bianca, punti da vespe e mosconi; penso a Paolo e Francesca, trasportati nel vortice della bufera di fuoco assieme agli altri lussuriosi, ma pur sempre teneri amanti, avvinghiati quasi in una danza "e paion sì al vento esser leggieri"; penso alla stoicità di Farinata degli Uberti, che si alza imperioso, incurante delle fiamme che lo tormentano "com'avesse l'inferno in gran dispitto"; alla ferocia del Conte Ugolino, che rode con rabbia il cranio di colui che lo ha fatto morire di fame nella torre assieme ai suoi figli, "la bocca sollevò dal fiero pasto". Penso al "contrappasso" esemplare di certi peccatori: come gli indovini, che hanno la testa rivolta all'indietro; gli scismatici, che vengono fatti a pezzi a colpi di scure, perché in vita hanno creato divisioni nelle loro religioni; gli avari e i prodighi, che rotolano enormi massi (i loro averi) gli uni contro gli altri, poi , quando si incontrano, si accusano a vicenda "perché tieni?" e "perché burli?" e tornano indietro ripetendo la loro inutile fatica; gli ipocriti, confinati sotto pesantissime cappe di piombo "che Federigo le mettea di paglia". Penso infine ai "gestori" del regno dei dannati, mostruosi e crudeli: Caronte "con occhi di bragia", il quale "batte col remo qualunque s'adagia"; Minosse "stavvi Minòs orribilmente, e ringhia"; Cerbero "fiera crudele e diversa, con tre gole caninamente latra"; il Minotauro "l'infamia di Creti"; Gerione "quella sozza imagine di froda"; infine Lucifero, imprigionato dal ghiaccio di Cocito, maestoso nella sua drammaticità. Da tanti anni quindi ho rappresentato queste ed altre immagini dell'Inferno di Dante, usando il disegno a china, perché ritenevo il bianco e nero più adatto a tradurre la crudezza dell'ambiente e dei vari personaggi. Soltanto adesso mi sono risolto a riunire le mie opere in un unico volume, scegliendo anche i versi che ritenevo più forti e adatti alle varie situazioni».