A una decina d'anni dalla morte di Emanuele Luzzati, avvenuta nel 2007, l'interesse per la sua opera si ? accresciuta sempre più, anche in virtù dell'abbondanza e della varietà della sua produzione, tale da coinvolgere studiosi, critici e specialisti in molti campi. Oggi, che cade il centenario dalla sua nascita, saggi, convegni e giornate di studio stanno aggiungendo nuovi approfondimenti a quelli già pubblicati. Così finalmente ci si è accorti che i caratteri fiabeschi e fantasiosi, su cui a volte ci si è fermati fin troppo, sono solo una parte, sebbene non piccola, della sua attività che perciò deve integrarsi con altri più profondi e colti. Per questo motivo, relegare la sua opera teatrale allo stretto ambito della produzione per il palcoscenico è riduttivo, poiché tutta la sua opera è concepita sempre come una proposta drammatica, dove le figure, gli sfondi e gli oggetti fanno parte di una rappresentazione scenica. L'Archivio del Maggio Musicale Fiorentino conserva un patrimonio straordinario in termini di bozzetti di scene e di costumi, che offrono una lettura esaustiva sia del modo di operare dell'artista, sia del metodo che usava per costruire ambienti e personaggi. Basandosi su tali fonti, i saggi di Manuel Rossi e di Valentina Filice portano all'attenzione di un pubblico più vasto di quello strettamente specialistico una proposta inedita nei confronti della lunga e prolifica produzione dell'artista; l'analisi della sua collaborazione con il Maggio che appartiene ad un arco temporale relativamente lungo è di importanza fondamentale per la comprensione della metodologia di rappresentazione scenica e della interazione dei cantanti e degli artisti con personaggi delle opere. Nel Maggio fiorentino egli ebbe, infatti, la possibilità di esprimere compiutamente la sua idea di teatro che era maturata fin dall'inizio nelle prime prove allestite insieme ai suoi compagni di esilio in Svizzera. Lo studio offerto da questo libro, quindi, diventa una chiave di lettura importante di tutta la produzione di Luzzati.