Le sette lampade, nel secondo Ottocento, ha operato un cambio d'epoca nell'affronto teorico e pratico dell'architettura, «togliendo dal buio» il Medioevo e spalancando le porte all'inventività dei movimenti moderni. Il padre dell'architettura contemporanea Frank Lloyd Wright diceva di essere stato vigorosamente indirizzato verso l'architettura dalla lettura di questo libro. "Le sette lampade" sono un appassionato discorso sui princìpi dell'architettura, condotto sul filo di una costante analogia tra esperienza etica ed estetica. Sottoposte al vaglio e considerate «sub specie architecturae», sono le leggi fondate sulla natura dell'uomo, non sul suo sapere, che l'autore organizza attorno a sette grandi capisaldi (Sacrificio, Verità, Potenza, Bellezza, Vita, Memoria, Obbedienza), sorta di spiriti guardiani che hanno il compito di indicare i termini entro cui correttamente si pone la pratica professionale. All'interno di questa cornice trovano posto temi cruciali della riflessione sull'architettura precedente l'avvento del Movimento Moderno, quali il ruolo della decorazione e quindi l'ambito proprio della fantasia e della gratuità, la necessità della memoria, l'assunzione come valore dell'arditezza e dell'irregolarità, espressione del dinamismo vitale. La scrittura di Ruskin ha una forte componente emozionale, lontana dalla razionalità di un Viollet-le-Duc, e l'opera si configura come la proposta articolata e ricca di digressioni di una architettura che sia compagnia salutare per l'uomo, veicolo di valori e di tradizioni costruttive.