"Spazi Aurali" riflette sulla necessaria origine musicale dell'atto di misurare e comporre in architettura, non soltanto in riferimento alla pratica metrica desunta dalla tradizione classica e in particolare dal principio pitagorico della consonanza, ma anche e soprattutto in riferimento all'attuale contesto tecnologico. Media locativi e strumenti di modellazione virtuale ci pongono di fronte all'esperienza di ciò che Marshall McLuhan nominava "Spazio Acustico", lo spazio della trasmissione orale delle informazioni, lo spazio non codificato dalla scrittura comune, che necessita con urgenza di ritornare musicale e di trovare una sua grafia per poter essere riconoscibile e interpretabile. L'agogica è indicata come disciplina del tempo spazio per definire un nuovo sistema determinativo della forma in rapporto alla mobilità dei suoi utenti. La nuova sensibilità ambientale, ottenuta dalle tecniche oggi disponibili, ci permette così di concepire l'architettura non solo come struttura durevole dell'abitare, ma anche come funzione di frequenza del tempo e dei sensi che ne caratterizzano il requisito di abitabilità. La trattazione è sostenuta e sviluppata dalla presenza, a fine libro, di una breve antologia atta a impostare un catalogo storico e geografico delle tecniche che ci permettono di rilanciare questo dibattito nella prospettiva contemporanea.