Se è vero che nei processi di modernizzazione, le aree marginali hanno spesso subito pesanti ripercussioni demografiche e ambientali, è altrettanto vero che il ritardo di sviluppo ha avuto effetti positivi nella conservazione di forme e di luoghi che oggi, nel momento in cui gli si attribuisce un "peculiare valore ecologico", acquisiscono un nuovo valore economico. Le nuove potenzialità di elementi territoriali irriproducibili si misurano con il loro livello di conservazione o, in altri termini, con l'entità delle trasformazioni destrutturanti subite. In Sardegna la specializzazione turistica balneare costituisce, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, l'elemento di territorializzazione più marcato, con una dinamica ormai consolidata ma non priva di forti contrasti sociali. La prevalenza di tale modello di sviluppo turistico ha originato rilevanti criticità e una forte concentrazione degli impatti ambientali sulle coste. La Planargia, sub regione storica centro-occidentale, si è trovata ad affrontare un profondo mutamento dei fattori strutturali del suo essere, in una condizione di non consapevolezza degli effetti possibili di un processo vissuto ai margini. Intorno a questi elementi si è avviato il nostro percorso che cerca di leggere il valore dei segni e dei di-segni che costruiscono il paesaggio in un contesto nel quale la crescente fragilità del quadro paesaggistico sembra costituire il prezzo da pagare al divenire del sistema economico locale.