Un tragitto di architettura militante, e una città, Cefalù, costruita come un'opera d'arte. Tra queste coordinate il libro si muove per consegnare ai lettori una storia lunga più di quarant'anni, quella di un manipolo di architetti impegnati nel progetto di una città più ricca di dotazioni civili, più armoniosa, più bella.«A quell'intensa stagione - scrive l'autore - mi sono studiato di contribuire indagando l'idea controversa di identità, ribaltandola in senso evolutivo, e introducendo il concetto di genealogia culturale, per il quale i caratteri identitari si possono tramandare solo attraverso un processo continuo di modificazione, un prendere e lasciare, un immettere e rielaborare, in cui il programma del progetto deve confrontarsi con l'emergere del desiderio, delle predilezioni, dell'autorialità, a patto che quest'ultima sia cosciente della necessità di servire uno scopo corale, partecipabile, civile. Ho scritto il libro perché la testimonianza muta delle opere riacquistasse la parola, e le raccontasse come il frutto di un pensiero, di una visione, di uno scopo, di una speranza». Postfazione di Franco Purini.