Nella maggior parte dei paesi industrializzati si continua a investire nella costruzione di biblioteche. Un fenomeno solo apparentemente in contrasto con l'avvento del digitale e il calo della lettura, dato che nella quotidianità questi luoghi sono frequentati da utenti che fruiscono, oltre che dei contenuti culturali, in modo diffuso e articolato degli spazi. Le recenti realizzazioni dimostrano, infatti, che la biblioteca non è più utilizzata in base alle regole che ne hanno definito, lungo la storia, la tipologia architettonica. Al contrario, le funzioni tradizionali divengono oggi gli strumenti per rispondere a obiettivi diversi, sociali oltre che culturali. Di fatto, l'evoluzione della biblioteca pubblica non è più legata a quella dei supporti della lettura, bensì al suo ruolo nel complesso sistema della struttura metropolitana, rivoluzionando i modelli del passato, basati su un'organizzazione funzionalista, in favore di un'architettura volta alla creazione di uno spazio non gerarchico. Quale sarà dunque il destino della biblioteca pubblica? Diventerà una sorta di museo? Si trasformerà in una server room chiusa alla quale accedere a distanza? Oppure essa ha già tutti i requisiti per tradursi in un dispositivo urbano capace di rispondere alla perdita di spazio pubblico nelle metropoli contemporanee? Partendo dallo studio di diverse biblioteche realizzate in tutto il mondo, il volume risponde a questi quesiti e offre una riflessione che si fonda su una dialettica permanente tra globale e locale, tra edificio e territorio. A fronte di una carenza effettiva di opere sul rapporto tra gli spazi per la cultura e la città, il libro di Luigi Faida si posiziona quindi come un riferimento progettuale per l'architettura delle nuove biblioteche come spazio pubblico urbano. Presentazione di Agnoli Antonella.