Nell'Italia del secondo dopoguerra, l'edilizia scolastica è oggetto di una fervida sperimentazione, architettonica e tecnica, che si sviluppa in controtendenza rispetto alla generale rinuncia all'industrializzazione edilizia per la "grande ricostruzione" del Paese. L'operazione è coordinata dai tecnici del Servizio Centrale per l'Edilizia Scolastica del Ministero della Pubblica Istruzione che, tra il 1952 e il 1979, sono collettivamente impegnati nella costruzione dell'immagine della scuola pubblica - sperimentale, moderna ed economica -, realizzabile con tecniche alternative al cantiere tradizionale. Tra gli anni '50 e '70 sono, così, progettate e costruite centinaia di "scuole sperimentali" che, caratterizzate dall'impiego di sistemi costruttivi industrializzati e prefabbricati, costituiscono i prototipi ideali di processi da applicare su larga scala. Prodotti da piccole imprese, in collaborazione con ingegneri e architetti, i sistemi sono connotati da un'ampia varietà tipologica e dal disegno autoriale dei dettagli costruttivi. A distanza di tempo le "scuole sperimentali" testimoniano la controversa via italiana all'industrializzazione edilizia e richiedono conoscenze specifiche per la loro manutenzione e valorizzazione. Il volume - inserito una piccola serie di pubblicazioni, dedicate alla costruzione industrializzata nel Novecento, edite nella presente collana - racconta la storia di questo fragile patrimonio di edifici, approfondendo le specificità architettoniche e tecnologiche, a partire da una puntuale indagine negli archivi storici nazionali.