Vi è ancora spazio per progettare, costruire e vivere i giardini? E quando un qualsiasi ammasso di piante, anche quelli che prima avremmo giudicati confusi e sgraziati, viene accettato senza discussione, quale può essere il compito di un giardiniere? Pensiamo davvero che egli possa essere solo un osservatore e un custode della natura o abbiamo bisogno di avere dei giardini, ma costruiti nel dialogo tra Natura, cose e uomini? Possono diventare spazi nei quali uomo e "natura selvaggia" giocano insieme per creare "altre nature"? Sono alcuni degli interrogativi che questo libro solleva, sollecitando risposte in un'era nella quale occorre prendersi cura del mondo e dei giardini. Questi devono diventare luoghi di incontro e sperimentazione, laboratori per mettere in scena altri spettacoli, per non ripetere solo quello che la natura crea. Il libro è composto di parole e disegni, ma questi ultimi non vogliono illustrare le prime. Il lettore è invitato a leggerle facendone emergere le immagini e a scovare le parole che le immagini contengono. Il volume è un invito a pensare che siamo il giardino e il giardiniere di noi allo stesso tempo, un invito a prendersi cura di noi e della Terra.