L'autore, riprendendo la descrizione delle Chiese di Chiaravalle, oggi non più esistenti, fatta in un atto del 1695 dal notaio Andrea Catari, con l'ausilio di ruderi, di resti di sepolture umane, di denominazioni delle zone e della tradizione, ha cercato di localizzarle nel territorio. Poiché per alcune delle chiese nell'atto Catarisano risultano indicate le distanze dal centro abitato, la loro localizzazione ha consentito di stabilire con sufficiente certezza "il centro abitato" di Chiaravalle al 1695, costituito dall'attuale Rione Cappella e/o Vignale, dal Rione Cona e da altro agglomerato intorno alla Chiesa Matrice e al Castello. Il dato offre un punto fermo ed è storicamente essenziale, perché smentisce l'insostenibile tradizione secondo la quale l'abitato di Chiaravalle, prima del terremoto del 1783, era nella vallata dietro il Castello. Una particolare attenzione è stata riservata alla Chiesa Matrice, fin da allora parrocchiale, che esisteva già nel posto attuale, ma con l'ingresso principale da est, poi ricostruita, dopo il terremoto del 1783, con l'ingresso principale da sud. Infine, considerati i resti di ossa umane tuttora esistenti presso le Chiese di Santo Spirito e Santo Biagio, sono state fornite notizie sulle sepolture nelle varie epoche: urbane ed extraurbane, presso e nelle chiese, nelle fosse comuni discoste dall'abitato e negli attuali cimiteri.