La grande attualità del nuovo saggio del prof. Andrea Emiliani sta nel ritornare a far capire che la tutela del "paesaggio" si esercita con la conoscenza e la coscienza finalizzate al mantenimento del patrimonio che ci appartiene, che fa parte del nostro DNA. Quel "bene" che coniuga la bellezza con la sicurezza e l'economia che impone l'intervento Regionale se questo non fosse poi surrogato dall'azione del singolo Comune che in tutti questi anni tranne rarissime eccezioni - hanno consentito il formarsi continuo di nuove costruzioni, distruttrici del paesaggio e della sua avio fauna. Come spiega Emiliani la "norma", le leggi, il contenzioso giuridico amministrativo che si è formato, hanno accentuato il divario fra pubblico e privato e così il "bene culturale", indipendentemente dal proprietario, non è più inteso quale patrimonio collettivo, bene di tutti, e quindi non sono solo la tutela e la manutenzione a essere azioni prioritarie bensì la conoscenza e la coscienza della manutenzione e il restauro del luogo. Coscienza e conoscenza quali pilastri della "valorizzazione" secondo il dettato costituzionale. Proprio come la intendeva Calamandrei. Proprio come ha fatto - e continua ad agire Andrea Emiliani.