Il complesso di San Zeno rappresenta uno dei principali fulcri della vita culturale, religiosa e artistica di Verona. Le progressive fortune di questo insediamento, che accolse una delle realtà benedettine più rilevanti del Nord Italia, si riflettono nella straordinaria quantità di opere d'arte e nelle complicate stratificazioni architettoniche succedutesi in più di un millennio di vita. La fase di maggiore sviluppo dell'abbazia si colloca fra l'XI e il XII secolo, quando furono integralmente riedificati il campanile, il corpo della basilica e il chiostro, secondo i modi del romanico: di questo periodo sono anche le opere di una dei principali artisti del momento, lo scultore Nicolò. Significative modifiche furono portate alla fabbrica fra XII e XIII secolo, con l'inserimento del rosone, ruota della fortuna, in facciata e con la costruzione della grande cripta in onore del santo patrono. L'ultima campagna di lavori si ebbe all'inizio del Trecento con la ricostruzione del chiostro e quindi, alla fine del secolo, con l'erezione del nuovo catino absidale. Proprio al centro del nuovo presbiterio, nel 1459 fu collocata la pala che l'abate Gregorio Correr commissionò a Andrea Mantegna.