Nel 1922 Edward Gordon Craig, uno dei rinnovatori del teatro del Novecento, scriveva: "Il punto di partenza teorico, è che nell'edificio teatrale c'è sempre inscritta una ben precisa idea di teatro, della quale l'edificio non è che la sedimentazione architettonica. [...] La ragione principale del sostanziale fallimento che ci attende è che la contemporaneità, il Novecento, non possiede una idea di teatro, o almeno non possiede un'idea di teatro dominante, codificabile quindi in una tipologia spaziale, come invece avveniva per le epoche passate" .E ancóra, negli anni '60, Josef Svoboda aveva modo di dire in un seminario pubblico: "Io sostengo sempre del resto che, per recitare, un ampio fienile è meglio di qualsiasi teatro cosiddetto moderno". Una millenaria tradizione architettonica, peculiare della cultura occidentale, in cui la società si è sempre riflessa nello splendore degli edifici per lo spettacolo, macchine sontuose in grado di unire fasto decorativo a un sofisticato livello tecnologico, sembra oggigiorno rivelarsi insufficiente, a fronte di radicali cambiamenti in atto, non solo a livello sociale, ma anche drammaturgico.