La mostra fu un grosso avvenimento gestito da Ugo Ojetti con l'intenzione di "rimettere in onore un'arte singolarmente nostra", ma risultò carente, espositivamente, negli aspetti iconologici e simbolici. L'iniziativa venne integrata da concorsi progettuali per un giardino pubblico all'italiana, per un giardino privato annesso ad un villino di città, per un giardino pensile di carattere moderno e italiano, che videro la partecipazione di architetti professionisti e giovani studenti delle Scuole di Architettura.