Le lettere di Camillo Boito al giovane Luca Beltrami, il migliore e il preferito tra i suoi allievi alla scuola di Architettura dell'Istituto Tecnico Superiore, futuro Politecnico di Milano, hanno diversi motivi di interesse. Sono tra le poche sopravvissute alla distruzione dell'archivio di Boito e ne mettono in luce il carattere di uomo autorevole, che si mostra bonario e paternalista nei rapporti personali con il giovane allievo di cui segue attentamente la carriera nei primi passi nel mondo professionale (segnata dalla vittoria nel concorso per il Monumento alle Cinque Giornate di Milano) e in quello accademico, agendo per metterlo in condizione di prevalere nella gara per il posto ad aggiunto alla cattedra di Architettura. Una stima e un'amicizia che si incrineranno dopo un terzo celebre concorso, quello internazionale per un fronte del Duomo di Milano, in cui emergeranno opposte concezioni dell'architettura e in cui Boito sarà membro molto influente di quella giuria che premierà in secondo grado un eccellente progetto di Giuseppe Brentano, il quale si era ispirato a quello di Luca Beltrami della fase di primo grado.